Capo
Peloro (detto anche Punta Faro e/o Torre Faro) è la punta estrema nord orientale della Sicilia, il cui territorio
- che fa parte del comune di Messina - si estende dal quartiere di Torre Faro e quello limitrofo di Ganzirri.
Costituito da una lingua bassa di sabbia, si sviluppa, dopo qualche chilometro, in un promontorio da cui, già dalla fine degli anni ottanta, si accede alla strada Panoramica dello Stretto che, dopo circa dieci chilometri, conduce verso la parte alta (circonvallazione) della Città di Messina.
In prossimità della punta estrema di Capo Peloro, ove è collocabile il mito di Cariddi, alla fine degli anni cinquanta, è stato edificato il "Pilone Siciliano", gigantesca struttura in ferro, dell'altezza di circa 250 metri, che serviva, essendo oramai tecnicamente dismessa, per il passaggio dell'energia elettrica da e per la Sicilia. Struttura gemella detta il "Pilone Calabrese", anche se di altezza minore, infatti, è posta in territorio calabrese in corrispondenza della località di Santa Trada.
Capo Peloro costituisce, inoltre,
il punto d'ingresso nord dello Stretto di Messina, tanto che è anche segnalato da uno dei più importanti fari italiani per la navigazione. È il luogo di incontro tra il mar
Ionio e il mar Tirreno, motivo per cui le sue acque sono interessate da fortissime
correnti marine la cui azione periodicamente muta la conformazione delle splendide spiagge.
La
laguna di Capo Peloro è anche sito di importanza internazionale, inserito nel
Water Project dell’UNESCO del 1972, e sito di importanza nazionale riconosciuto
dalla Società botanica italiana. All'interno della riserva naturale vivono più
di 400 specie acquatiche, di cui almeno dieci endemiche.
Veduta panoramica notturna di Capo Peloro con il Pilone sullo sfondo